Il 10 Settembre abbiamo indagato assieme a oltre venti partecipanti cosa fa di una collaborazione una buona collaborazione. Lo abbiamo fatto attraverso alcune Liberating Structures.
Tutti insieme abbiamo compreso che questi momenti, non solo servono a conoscere e sperimentare insieme queste pratiche collaborative, ma prima di tutto a fare un’esperienza personale e di gruppo: a generare lo spazio per confronti e conversazioni che vadano oltre all’individuo.
Dai feedback ricevuti abbiamo percepito l’accendersi di molti momenti “a-ha!”, nei quali si è generata una consapevolezza di qualcosa che ci ha risuonato dentro, in coerenza con ciò che già pensavamo o sentivamo… anche se fino a quel momento non era ancora consapevole.
Sentiamo il “desiderio comune di migliorare e di migliorarsi”, di “chiedere più feedback prima di trovare soluzioni
Tutto questo è stato reso possibile grazie ad un processo – guidato dalle microstrutture utilizzate – che ha consentito l’emersione di un’intelligenza collettiva andata oltre alla somma delle esperienze e delle capacità individuali.
Il confronto, la possibilità di uscire dal proprio contesto e assaporare idee nuove e modi di vedere diversi. Oggi ho imparato che focalizzarsi su ciò che c’è è meglio di pensare a ciò che manca
È sempre sfidante, prima di pensare ad un’azione proattiva, per avere una buona collaborazione, pensare a quali azioni possiamo intraprendere per interrompere meccanismi inefficaci che abbiamo normalizzato senza mai metterli in discussione perché “… si è sempre fatto così!”
Smetto di:
– considerare ciò che viene detto come compreso;
– affermare e strutturo domande, di quelle vere;
– partire senza definire “lo spazio” per metodo e processo e ridefinirlo al bisogno.
Abbiamo invitato i partecipanti a cercare quelle azioni che iniziano con “noi smettiamo di…”.
Per fare posto a qualcosa di nuovo, occorre infatti “fare spazio”. E lo spazio è stato un filo conduttore della serata.
Abbiamo vissuto un momento di “acqua viva”
Molti di noi sono facilitatori o scrum master o agile coach e quindi è entusiasmante sapere che dentro le nostre organizzazioni possiamo “aprire spazi di creatività e di collaborazione”.
Prossimi eventi
Il miglior modo per diventare maestri con le Liberating Structures è fare pratica.
Scopri come partecipare al prossimo incontro della comunità di pratica!
Design Team
Monica Margoni
Facilitator, Coach, Trainer, Consultant
Carlo Gandolfo
Facilitator, Change management, Trainer